Si tratta di una delle più importanti testimonianze al mondo del fenomeno dei villaggi operai,e si è conservato integro fino ad oggi.
Crespi è un autentico modello di città ideale del lavoro;è un interessantissimo e quasi perfetto microcosmo autosufficiente dove la vita dei dipendenti, insieme a quelle delle loro famiglie, ruotava- in un piano ideale di ordine e di armonia - attorno alla fabbrica.
La via principale....
La fabbrica...
La villa dei padroni....
La chiesa....
Le case dei dipendenti....
I lavatoi con acqua calda....
L'asilo e la scuola dove studiavano fino alla terza elementare e poi..... tutti dritti in fabbrica !
La piazza...
Le ville dei dipendenti di alto grado....Ed infine il cimitero...
La gente qui nasceva,veniva istruita ,lavorava e moriva;tutto questo senza mai uscire da questo villaggio.
Questo villaggio è oggi abitato da una comunità in gran parte discendente degli operai che vi hanno vissuto e lavorato.
La fabbrica è rimasta in funzione fino al 2003 senza mai modificare il suo settore di produzione: il tessile cotoniero.
Era sicuramente un progetto molto avanti per l'epoca, ma a me ha dato comunque l'impressione di un ghetto di lusso!
Mica stupidi i signori Crespi!
Ciao Cinzia ai tempi c'era il ceto povero e quello ricco.Istruzione per quello ricco e terza elementare per quello povero che div entava poi la forza lavoro. Lavorava tutto il giorno per guadagnarsi il pane per vivere, mentre i signori vivevano alle spalle loro.
RispondiEliminaBasta vedere la differenza delle case dove vivevano.....Oggi sembrerebbe che questa differenza non sia cosi' evidente, anche se sono sicura che di poveri ma poveri davvero ce ne siano ancora molti. Grazie per questa ulteriore pagina di cultura. Bacio
Tiziana
Ciao Cinzia, complimenti. Il post mi è piaciuto molto. Brava.
RispondiEliminaAntonella
Interessante! Io non ci sono mai stata, i ragazzi invece ci sono stati in gita scolastica. Mi riprometto di visitarlo presto!
RispondiEliminaUn abbraccio. Simo
Grazie Cinzia per averci fatto fare questa piccola gita.
RispondiEliminaCiao Giovanna
Bello il tuo reportage Cinzia: interessante approfondimento. Conosco il villaggio da sempre perchè molto vicino a casa e tutte le "mamme" della mia zona ci hanno lavorato da "ragazze" ed alcune sino al raggiungimento della pensione pochi anni prima della chiusura della fabbrica. Ma in realtà x noi allora ragazzi degli anni 80, era un ritrovo alternativo, un pò hippy. Si andava tutti in pineta, con le coperte, le chitarre, il pallone, e la maggior parte con dell'erba da fumare. Anche se sono a conoscenza dell'importanza storica di questo villaggio ormai meta di gite scolastiche e turistiche, non mi ero mai soffermata prima d'ora ad analizzarne la struttura così nel dettaglio. Grazie x aver condiviso questa tua recente conoscenza.
RispondiEliminaSimona.